Fieri della Resistenza by Giovanni De Luna

Fieri della Resistenza by Giovanni De Luna

autore:Giovanni De Luna [De Luna, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858853979
editore: Feltrinelli
pubblicato: 2015-04-26T16:00:00+00:00


6. Fieri della Resistenza perché insegna a scegliere

“Si muore in tanti ogni giorno e i più innocentemente; io almeno ho combattuto.”

[generale Giuseppe Perotti, fucilato a Torino il 5 aprile del 1944]

Nell’Europa dominata dai fascismi la violenza era diventata un valore. Quando la Wehrmacht invase il nostro territorio e sorse la Repubblica sociale italiana di Mussolini, per chi scelse di combattere contro i nazifascisti si trattò di ridefinire il rapporto con la propria esistenza, e con la morte. Decine di migliaia di uomini e donne furono disposti a morire per i propri ideali e, ancora di più, a impugnare le armi per difenderli. Non era più il Duce a ordinarlo, non era più l’Italia fascista, che li aveva educati alla sopraffazione, a chiedere loro di essere disposti a sacrificare tutto per una patria ingiusta. “La crisi dell’autorità,” scrisse a suo tempo Guido Quazza, “diventò assunzione di responsabilità da parte del singolo, si trasformò in nascita della partecipazione e dell’autonomia.”

In questo slancio, ci fu posto per una molteplicità di comportamenti. L’ebbrezza di reimpadronirsi del proprio destino è quella ad esempio che ci viene restituita dal “partigiano Johnny” di Beppe Fenoglio, quando decide di farsi partigiano: “Nel momento in cui partì, si sentì investito in nome dell’autentico popolo d’Italia, ad opporsi in ogni modo al fascismo, a giudicare, a decidere militarmente e civilmente. Era inebriante tanta somma di potere, ma infinitamente più inebriante la coscienza dell’uso legittimo che ne avrebbe fatto. Ed anche fisicamente non era mai stato così uomo, piegava il vento e la terra”.

È così anche nel caso di Giorgio Agosti e Dante Livio Bianco, che furono rispettivamente commissario politico delle Formazioni Giustizia e libertà del Piemonte e comandante della I Divisione GL. Nella scelta di entrambi, alla forte dimensione esistenziale del loro antifascismo si intrecciò un misto di consapevolezza politica e spinta morale. “Questa lotta,” scriveva Giorgio a Livio, “proprio per questa sua nudità, per questo suo assoluto disinteresse, mi piace. Se ne usciremo vivi, ne usciremo migliori; se ci resteremo, sentiremo di aver lavato troppi anni di compromesso e di ignavia, di aver vissuto almeno qualche mese secondo un preciso imperativo morale.”

A questo slancio vitale si accompagnava la sensazione di vivere una fase assolutamente irripetibile della storia italiana, in cui tutto era possibile, anche “una scommessa sul mondo”, una resa dei conti con tutto quanto di sbagliato, corrotto, ingiusto il fascismo aveva fatto affiorare nel costume nazionale, l’azzeramento dell’eredità di un’Italia liberale ancora intrisa di trasformismo, con uno Stato unitario sempre forte con i deboli e debole con i forti. È quella “completa felicità della condizione partigiana, un accordo intimo di ciascuno di noi con se stesso. […] Io mi sento a mio agio, partigiano nato”, che ci ha restituito con straordinaria efficacia Roberto Battaglia.

Riprendendo da una delle più belle pagine di un romanzo di Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, le parole del suo partigiano Kim (“Basta un nulla, un passo falso, un impennamento dell’anima, e ci si trova dall’altra parte”), molte di quelle scelte sono



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